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L’aria che tira

10 luglio 2010

Un paio di sere fa sono andata con Antigonexxx ad una festa di paese del Pd. Proiettavano Il corpo delle donne, a seguire dibattito con una docente di sociologia e l’assessora alle pari opportunità del paese in cui si teneva la festa (poi sostituita da un’altra rappresentante del partito). Entrambe siamo appena tornate da un lungo periodo passato all’estero, e sentivamo il bisogno di tastare un po’ il polso della situazione. Sì, era una festa del Pd, lo so, ma ci sembrava potesse essere una buona occasione per capire come vanno le cose.

La composizione del pubblico era molto interessante: poco più di una quarantina di persone, delle quali 6 o 7 uomini, e il resto donne, di età avanzata soprattutto. Eravamo molto curiose di sentire come la pensassero quelle donne di paese, le nostre nonne praticamente.

E invece. E invece ho dovuto sentirmi dire da una donna sui 35, che lavora, fa politica e ha figli, che il ruolo delle donne è quello di mettere al mondo dei figli e di educarli, e che il problema è che la società non aiuta a conciliare i numerosissimi impegni che le donne d’oggi hanno. Sacrosanto, ma già il ruolo attribuito alle donne mi sembrava quanto meno limitato.

Poi ho dovuto sentirmi dire – dalla sociologa, questa volta – che le pubblicità che infestano le nostre strade e le nostre televisioni per lei non sono offensive, e che lei non firma e non si unisce alle mobilitazioni che chiedono di ritirare quelle più gravi, perché tutto sommato l’esposizione e l’uso del corpo femminile per vendere qualsivoglia prodotto non sono il vero problema e soprattutto è vecchio come il mondo. Quale fosse poi il vero problema per l’illustre accademica (una veterofemminista, come si è definita e come effettivamente è) non è stato dato di sapere. Ampio spazio è stato dedicato alla questione di Berlusconi e delle sue escorts, e ho avuto modo di scoprire che la concessione edilizia negata alla D’Addario, la quale si era vendicata sputtanando il nostro premier, le è stata infine concessa da un’amministrazione del Pd (manca solo un’ultima autorizzazione). Evviva. A parte la notizia che tutto sommato non stupisce granché, la mia incredulità era dovuta al fatto che, in tutto il dibattito, il punto della questione non è stato toccato. Si è parlato del fatto che sì, le pubblicità e le trasmissioni televisive si rivolgono a occhi maschili quando in realtà il pubblico televisivo è soprattutto femminile e «sono le donne a fare la spesa» (sic), e del fatto che il 60% dell’elettorato italiano è costituito da donne, e che nessuno ne tiene conto.

Ma insomma, il punto: non è proprio il fatto che le donne siano concepite soltanto, ancora, alternativamente come madri/educatrici o come intrattenimento per il maschio a ridurle, socialmente e politicamente, ad un ruolo subalterno? E non è proprio il fatto che anche nei luoghi e nelle circostanze in cui questo problema dovrebbe emergere si dica invece che le ragazze vanno a fare le veline perché «sperano di trovare un Briatore», a condannarci a restare in questo stato? Voglio dire: se le donne stesse, le più colte e illuminate, quelle che dovrebbero avere (appunto) il polso della situazione – la sociologa veterofemminista è stata anche in parlamento – ammettono candidamente di avere «iniziato da poco» ad occuparsi del problema, e assecondano interpretazioni banali e tutto sommato maschili delle questioni sul tavolo (se una donna va a (s)vendere il proprio corpo in tv è perché in fondo spera di trovar marito, perché in fondo è quello che a una donna interessa), allora stiamo freschi.

Se le donne della “sinistra” parlano alle donne che le ascoltano usando un linguaggio per loro incomprensibile («trascendere la finitezza»), se si trascurano problemi cruciali come quello della parità di diritti e del rispetto per le donne o se questi problemi vengono trattati con superficialità, allora quello che penso è che la loro lettura della società attuale sia limitata, insufficiente, persino dannosa. Penso – per la prima volta, lo penso – che la loro generazione, se pure ha ottenuto delle conquiste importanti, debba iniziare a farsi da parte e che la nostra – le ventenni, le trentenni, le quarantenni che vivono sulla propria pelle il degrado della società italiana – debba trovare spazio nei luoghi che queste altre donne, nonostante la loro intelligenza e la loro preparazione, occupano in modo oramai decisamente inefficace.

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18 commenti
  1. 10 luglio 2010 14:17

    mi successa una cosa simile a dicembre….ho dato una mano alla consigliera di parità calabria a raccogliere firme per una modifica alla legge elettorale, quindi mi è capitato di sollecitare le “mancine” a firmare….che esperimento è stato per me!!!alcune addirittura mi hanno risposto che abbiamo “già” un ruolo importante nella società (custode del focolare domestico, e qui la nausea…), altre che sarebbe stato “mortificante” chiedere….eppure non credo sia questione legata all’età anagrafica. mi sono chiesta come mai noi donne, solidali ed accoglienti con tutto il genere umano, animale e vegetale, disponibili ad occuparci dei bisogni altrui come se fossero i nostri, quando si tratta di esserlo tra di “noi”, succede qualcosa, che forse non comprendo bene, oppure….mi capita a volte di essere solo cinica?ciao e grazie

  2. 10 luglio 2010 15:04

    Comincio con una battuta: ma cosa ci si poteva aspettare da qualcosa patrocinato dal PD?
    Poi: [modalità dottore di ricerca in filosofia on] si può fare il nome dell’emerita che spara roba tipo «trascendere la finitezza», così le vado a spiegare cosa vuol dire quell’espressione perché sono sicurissimo che l’ha anche usata senza alcun senso? [modalità dottore di ricerca in filsoofia off]

    Cose del genere fanno parecchio male. Purtroppo, anche nel mio piccolo mi sono accorto che il ricambio generazionale è necessario anche in molte zone, particolarità, compiti, strutture che si dà per scontato siano immuni a un certo “invecchiamento”. Invece ti ritrovi a parlare coi soliti serbatoi di pregiudizi.
    Scusate lo sfogo.

  3. paola permalink
    10 luglio 2010 16:17

    Costringiamo chi si serve di affermazioni generiche ed errate, intese a far passare messaggi tipo “così è sempre stato e sempre sarà” a dimostrare, intanto, la veridicità delle loro affermazioni. Primo: “vecchio come il mondo” sarà l’asservimento delle donne, non “l’esposizione e l’uso del corpo femminile per vendere qualsivoglia prodotto”: questo particolare tipo di espropriazione del corpo delle donne è cominciata con la pubblicità di epoca contemporanea, in cui le donne, peraltro, sono state per lungo tempo vestite, e poi, soltanto poi, sempre più svestite, fino ad oggi. Le uniche immagini di donne svestite nell’antichità erano quelle di alcune divinità femminili, di vario ordine e grado, rappresentate nella loro sacralità, poi le donne umane come bagnanti o, più tardi, donne protagoniste del mito in cui la nudità era giustificata dalla situazione rappresentata. Donne rappresentate in atteggiamenti sessualmente operativi sono quelle delle pitture dei bordelli, esempio Pompei, ma erano rappresentazioni destinate ad una fruizione interna, cioè riservate agli uomini che vi entravano e che trovavano un catalogo illustrato delle specialità offerte. Tra parentesi, le operatrici, in questo caso, erano schiave, quindi non potevano nemmeno illudersi di decidere. E questa circostanza, storica, mi offre la possibilità di passare al secondo punto: chi ha detto che ciò che è sempre stato sempre sarà? Quest’affermazione è storicamente falsa. Fino alla fine del XVIII e all’inizio del XIX secolo la schiavitù era considerata tale, cioè una cosa che sempre c’era stata, sia nell’antichità, con tutte le varie forme dell’asservimento che si sono succedute o che hanno coesistito nel mondo antico, sia nel medioevo, e nel mondo europeo ed in quello vicino orientale, per esempio. Eppure, oggi, dalla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” in poi, pensiamo che la schiavitù sia una cosa che non deve esserci, e che tendiamo ad eliminare, combattendola laddove si ripresenta e perseguendo legalmente gli schiavizzatori. Devo ammettere, però, da quello che mi dite, che il terreno lasciato incolto per tre decenni dall’attività delle donne, è stato riconquistato da una foresta avvelenata di ignoranza e pregiudizi che pensavamo appartenesse al passato. Terzo punto, non basta dichiararsi vetero femministe per condividere gli elementari punti fondamentali del femminismo.

  4. sauerophelia permalink
    10 luglio 2010 23:43

    @Suddegenere: credo che il problema, in questi casi, sia dovuto al fatto che la maggior parte delle donne è ormai assuefatta alla visione maschile e maschilista delle cose, e legata ad un modo stantio di problematizzare quella visione. C’è bisogno di aria fresca, c’è bisogno che chi ha una lettura della società adeguata alla società attuale (e questo sì, indipendentemente dalla sua età anagrafica) si tiri su le maniche e si dia da fare. Insomma, vorrei che la prossima volta a un dibattito del genere ci fosse qualcuno che sa quel che dice.
    @Lorenzo: no che non ti do il suo nome! Quel che è peggio (modalità dottoranda on) è che temo sapesse il significato delle parole che ha usato, ma trovo che fossero completamente fuori luogo visto l’uditorio (modalità dottoranda off). Mi fa arrabbiare l’incapacità di comprendere quanto sia importante il messaggio che puoi trasmettere in un’occasione del genere, che in questo modo finisce completamente sprecata.
    @Paola: sono d’accordo con tutto quello che dici: analisi imprecise, condizione femminile data per scontata, adesione ad una battaglia che a conti fatti si rivela vuota. E’ anche per questo che c’è bisogno di una rinnovata riflessione sui temi che ci stanno a cuore, e di nuove forme di lotta per la difesa dei diritti delle donne e della loro libertà. Continuiamo!

  5. 11 luglio 2010 09:48

    Clap clap clap.
    Hai centrato il problema che è, fondamentalmente, di consapevolezza e di risveglio. A partire dalle donne. E queste ne sono un esempio, troppo assuefatte allo status quo per vedere l’ingiustizia.

    Giorgia
    Vita da streghe

  6. Susanna Valle permalink
    11 luglio 2010 10:37

    Grazie per il tuo intervento. Sai qual è secondo me uno dei problemi più gravi? Che per le donne esistono sempre delle entità ESTERNE (altre donne, gli uomini, la società) all’individuo donna, che si arrogano il diritto di stabilire quale sia il nostro ruolo come gruppo. Una delle nostre lotte più importanti è proprio questa: rivendicare il valore e la dignità di ognuna di noi come individuo, in pieno possesso della facoltà e del diritto di stabilire cosa voglia fare della propria esistenza, esattamente come fanno gli uomini, per i quali un percorso prestabilito, corrispondente ai tanto decantati ‘dettami della natura’, ovviamente non viene mai menzionato. Grazie.

  7. BlackKitty permalink
    11 luglio 2010 13:24

    Ciao! leggendo i tuoi articoli mi sono molto interessata al tuo blog! Mi piacerebbe che anche tu magari passassi dal mio per commentare qualche mio articolo e dirmi cosa ne pensi!
    Grazie
    Saluti

  8. enea permalink
    20 luglio 2010 18:41

    Anche io credo che l’esposizione del corpo femminile non sia un vero problema.
    Le ragazze che decidono di mostrarsi lo fanno per guadagnare un po’ di visibilità; questo tipo di “disponibilità” viene usata da chi vuole vendere un certo prodotto usando un corpo femminile.
    Non capisco il motivo per cui una donna consideri tutto questo offensivo: se una minoranza di donne usa in modo discutibile il proprio corpo non offende voi ma solo se stessa (nel caso riteniate questo comportamento offensivo); non esiste un “corpo delle donne” ma esistono i corpi delle donne e ogni donna è libera di decidere come usarlo.
    Date un carattere di collettività ad un concetto che secondo me è evidentemente individuale.

  9. anna chiara permalink
    21 luglio 2010 10:14

    ma come fate a considerare un problema il corpo? è una visione vetero cattolica che fa considerare il corpo come il male, soprattutto quello femminile.
    il problema è la seduzione, l’uso del potere seduttivo invece che dell’intelligenza o della competenza, ma questo accumuna donne e uomini, è un problema di onestà intellettuale, di serietà, di competenza, di rispetto.
    chiedete ed esigete che chi ricopre un ruolo ne sia all’altezza,donna o uomo che sia, attaccare l’esposizione del corpo è un mezzuccio che ridicolizza chi lo usa.
    grazie

  10. sauerophelia permalink
    21 luglio 2010 21:56

    @ Enea: al concetto io darei un carattere di collettività soltanto nella misura in cui si fanno delle riflessioni su questioni di genere, ossia nella misura in cui si individuano e si discutono questioni di carattere generale, che possono essere le tendenze in atto nella società, rivendicazioni politiche e simili. Del corpo delle donne parliamo in senso collettivo soltanto in questo senso. E’ evidente che ognuna ha il suo corpo e ne fa ciò che vuole (ma se parliamo di fecondazione assistita o di aborto già diventa meno evidente), ma è anche evidente che esiste un problema legato al corpo delle donne in quanto tale, ed esiste nel momento in cui la donna, in questo paese, è considerata a partire dal suo corpo e spesso limitatamente ad esso. Sia che lei sia complice, sia in caso contrario.
    @ Anna Chiara: temo ci sia stato un misunderstanding: la mia visione è la più lontana tu possa immaginare da una visione vetero-cattolica! Il corpo in sé non è un male e qui nessuno l’ha mai detto: si tratta, come dicevo sopra ad Enea, dell’immagine e dell’uso che se ne fa nella società, e di tutte le questioni (bio)politiche che girano intorno al controllo di quel corpo. Chiediamo ed esigiamo esattamente quello che dici tu! Quanto all’esposizione del corpo, di per sé, non ho problema alcuno: se però è uno strumento di mantenimento delle diseguaglianze e di un’immagine arretrata e maschilista della donna allora sì, ho un problema. Ma non certo perché sono bigotta 😉

  11. 22 luglio 2010 00:13

    Ma svestitevi, svestiamoci quanto ci pare! Figuriamoci. Ci mancherebbe che siamo qui a predicare gonne lunghe e maglioni accollati. A mio parere il punto è che l’utilizzo commerciale del corpo femminile nei mass media diventa un modello sociale pericoloso perché educa le giovani generazioni allo status quo: uomo ricco, donna mantenuta, uomo intelligente, donna oca. Se poi una donna sceglie liberamente la vita di mamma e casalinga, io difendo il suo diritto di scelta, così come difendo il diritto di scelta della velina. Ma è innegabile che la libertà di scelta molte volte c’entri ben poco. La sottomissione femminile – in qualsiasi sua forma – è un fenomeno sociale che dovremmo toglierci dai piedi. A mio parere andrebbe contrastato con tanta educazione politica, personale e anche sessuale. Nel frattempo, sta facendo danni enormi alle donne (i famosi “sprechi di talenti” sul lavoro, ma anche i femminicidi tra le mura domestiche) e, secondo me, sta facendo tanti danni anche agli uomini.

  12. anna chiara permalink
    22 luglio 2010 13:31

    @isarose e @sauerophelia
    condivido che i messaggi dei mass media veicolino una visione della donna assolutamente riduttiva, del resto questo è vero anche per la “famiglia mulino bianco” e per il povero uomo “che non deve chiedere mai”…per fortuna le persone reali non sono (solo) così!
    il problema che la “vetero femminista” dell’articolo non ha toccato, non è QUANTO stupido sia il modello femminile proposto , ma come fare emergere e rendere visibili tutte le donne che in quel modello non si riconoscono, che sono tante, e molto belle e affascinanti, ne sono convinta. Ma per fare questo avrebbe dovuto parlare di organizzazione dei luoghi di lavoro, asili nido, servizi nel territorio, perchè questo è davvero il punto, e non so se i padroni di casa avrebbero gradito 😉

    grazie per la bella discussione che proponete

  13. sauerophelia permalink
    22 luglio 2010 15:31

    Grazie a te per gli interventi! 🙂

  14. 23 luglio 2010 08:32

    Parlare di organizzazione dei luoghi di lavoro, di asili nido e di servizi sul territorio: sono perfettamente in sintonia. Appena trovo chi lo fa, giuro: lo voto.

  15. Enea permalink
    24 luglio 2010 13:28

    Provate a domandarvi: l’esposizione del corpo femminile offende me in quanto donna? Mi riguarda in qualche modo? Alcune di voi hanno risposto che la decisione di una ragazza di mostrarsi offende l’onore di tutte le donne, riferendosi ad un fantomatico “corpo delle donne”. Questa argomentazione nega l’individualità e il principio di autodeterminazione di una donna: chi subisce le conseguenze di una decisione deve essere la persona che prende la decisione (individuo) e non tutti quelli hanno qualcosa in comune con lui (collettività). Alcune donne, invece, sostengono che la continua esposizione di corpi femminili condizioni la visione maschile. Non sono d’accordo: la mercificazione di massa del corpo femminile non è la causa dell’idea maschile per cui una donna viene giudicata solo in base al suo aspetto fisico; è solo uno dei tanti effetti.
    Forse quella che voi definite visione maschilista e retrograda è semplicemente la visione maschile. Una visione che non è condizionata dalla televisione ma che la condiziona.

  16. Claudio permalink
    22 agosto 2010 18:55

    Eh già non sono solo gli uomini ad avercela con le donne, ma pure le donne stesse.
    Meno male che c’è questo blog, unico tempio della verità assoluta!

  17. Claudio permalink
    22 agosto 2010 19:00

    E di QUESTE pubblicità che mi dite?

    http://www.maschiselvatici.it/pps/deformazione.pps

    Scommetto che, per voi, non offendono gli uomini, ma sono gli uomini che sono permalosi

    • 30 agosto 2010 12:54

      ho visto le pubblicità e alcune sono davvero sceme, concordo, ma altre non le vedo così offensive, a meno che il senso dell’umorismo di chi le guarda non sia pari a zero…
      Comunque l’ultima frase, sull’uomo che sa ancora menare (da quando poi flessioni=menare non si sa…), chi è che dovrebbe menare di preciso? La donna che non si conforma all’idea di femmina che il ”maschio selvatico” ha?

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