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Tana libera tutti

1 dicembre 2011

Si è creato un enorme vespaio dopo l’articolo di Langone pubblicato su Libero ieri. Rimango parecchio perplessa sul perché. Certo è del tutto politicamente scoretto, ma l’affermazione contraria a quella del titolo del suo articolo è purtroppo o per fortuna più che mai vera. Il genere femminile è stato per secoli relegato al ruolo materno senza alcuna via d’uscita, nel senso che non c’era altra possibilità di scelta. Ora grazie al femminismo le donne stesse hanno capito di essere persone e, come tali, libere di scegliere della propria vita in base alle proprie attitudini e preferenze. Ma se le donne non avessero studiato, se alle donne non fossero stati dati i libri, l’accesso alle scuole e alle università, pensate che avrebbero capito che il loro ruolo può essere diverso da quello di fare bambini e preparare il polpettone al marito, tenendo presente che un’intera società continua (anche oggi) a sostenere che questo è ciò che le donne dovrebbero fare?

Se una donna non è istruita non ha gli strumenti anche solo per pensare che la condizione in cui è costretta possa non essere la sua naturale vocazione.

Inoltre: quanti più accessi avrà avuto il sito di Libero in questi due giorni a causa di questo articolo?

Nel nostro paese da decenni si chiede alla classe politica (qualunque essa sia) delle misure a favore delle donne, si chiedono delle norme che permettano la conciliazione tra lavoro fuori casa e lavoro di cura. Richieste finora ampiamente disattese.

In Italia, i modelli femminili proposti per le donne sono quello della puttana o quello della madre amorevole angelo del focolare, non c’è scampo.

E ci si sconvolge tanto per le sparate del primo venuto su un giornale del tutto discutibile? Bisognerebbe sconvolgersi ogni giorno e per cose molto più gravi di questa.

13 commenti
  1. 1 dicembre 2011 17:34

    Grazie Laura,
    il tuo post interpreta un disagio che ho sentito anch’io di fronte al can can sull’insulso articolo dell’insulso giornalista dell’insulso giornale. Mi infastidisce che il problema della conciliazione sia sempre e solo descritto come un problema delle donne, quando in un mondo ideale dovrebbe essere una questione che riguarda lavoratori e lavoratrici… mi sembra che l’unico modo di ottenere un po’ di parità sia di proporre il congedo parentale dei papà obbligatorio! Ma soprattutto mi infastidisce l’idea della donna come sforna-bambini, come oggetto funzionale ad un mondo maschile. E infine, mi infastidisce il problema che si pone in sé: ma davvero abbiamo bisogno di avere più bambini? Mi sembra il contrario, il problema nel mondo è la sovrappopolazione e l’urgente necessità di un controllo delle nascite. Nel mondo, in generale. Ma anche in Italia: a me vedere servizi in tv con famiglie italiane sotto la soglia di povertà con 8 figli, insomma, mi fa una certa impressione…

    • Laura Capuzzo permalink*
      1 dicembre 2011 17:42

      Sono perfettamente d’accordo con te. Parola per parola. Tutta la discussione sull’articolo di Langoni mi conferma quello che penso ormai da tempo: i problemi maggiori “dell’opinione pubblica italiana” (lo so è un’espressione orribile e forse non appropriata ma non mi viene in mente altro) sono il qualunquismo e il perbenismo ipocrita. Grandi levate di scudi per cose insulse, per le cose importanti fanno tutti orecchie da mercante. Grazie a te! 🙂

  2. luciana permalink
    1 dicembre 2011 17:54

    si infatti, concordo pienamente. Per l’attività che conduco mi ritrovo spesso a discutere con donne che sottovalutano la visione che loro stesse hanno di se. E’ come se la pratica femminile si fosse fermata alla pura teoria, ma che poi nella applicazione della teoria sia mancato forse quell’amor proprio necessario, quel coraggio di praticare la differenza, e si sia rafforzato invece quella sottile fiducia nel sacrificio tanto cara alle donne. Io stessa faccio una fatica enorme, a mettere in pratica quella idea di donna che vorrei essere. Ma non mollo 🙂

    • Valentina Ricci permalink
      2 dicembre 2011 05:08

      Cara Luciana, sappi che è una fatica che affrontiamo tutte, ogni giorno. La teoria non è mai sufficiente, come ben sappiamo. Lottare contro i modelli che abbiamo interiorizzato e che tendiamo inevitabilmente a riprodurre è molto più difficile. Non mollare, no! 🙂

  3. 1 dicembre 2011 20:42

    Mi sembra interessante il post e banalmente provocatorio l’articolo di Langone.
    Sulla conciliazione, mi pare che proprio in un paese del nord Europa, che sfortunatamente non ricordo,abbiano reso obbligatorio il congedo parentale per i padri abbastanza recentemente, e si e’ passati da percentuali molto basse a percentuali se ben ricordo oltre al 90%; cio’ e’ la dimostrazione che i cambiamenti culturali non sono solo possibili, ma possono essere accelerati con incentivi adatti. Tante volte l’aspetto “culturale” viene utilizzato come scusa trita e ritrita per non cambiare nulla, ma neppure i nordici sono nati super a favore dell’uguaglianza, anche loro hanno avuto bisogno di una spintarella!

    Oltretutto, non so cosa ne pensiate voi, ma a volte gli interventi di conciliazione mi sembra che mettano le donne nella condizione di fare ancora piu’ cose; io personalmente vorrei una reale condivisione, ergo essere messa nella situazione di fare men…

    Infine, sono assolutamente d’accordo con il commento di Luciana sulla questione dell’interiorizzazione degli stereotipi; se non ci liberiamo prima noi da questi condizionamenti, non possiamo sperare che ce ne liberi qualcun altro.
    Grazie per gli spunti!

  4. 1 dicembre 2011 21:11

    Questa volta non sono d’accordo. Ok, i toni dell’articolo “Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli” sono provocatori. Sono provocatori alcune espressioni e sono provocatori alcuni termini. Ma la tesi di fondo è che l’emancipazione delle donne porti all’abbandono del maschio e dunque della famiglia tradizionale: e questo a mio avviso è l’opinione di moltissime persone, consapevoli o meno. Sarà anche vero che Libero avrà fatto più accessi e che ora raggranellerà un po’ più soldi con la pubblicità online ma questo è guardare il dito e non la luna. Il punto che vorrei sollevare alla tua attenzione è questo: l’emancipazione delle donne fa paura davvero. In tanti ci preferirebbero a casa davvero. Non c’entra che Camillo Langone sia uno scarsone qualsiasi e che Libero sia un quotidiano inqualificabile, il punto secondo me è la questione culturale e questo articolo ne è una prova.

    • Laura Capuzzo permalink*
      1 dicembre 2011 22:10

      Chiara, sono d’accordo con quello che dici. Anche io sono convinta che l’emancipazione delle donne faccia davvero paura perchè permette alle donne la possibilità di scegliere se accettare o meno il ruolo tradizionale, e questo crea fastidio a molti. Sono anche convinta che ci sia uno strisciante e subdolo maschilismo nella società italiana che è ancora duro a morire. Per me questo è il presupposto imprescindibile.
      Quello che mi lascia perplessa è come sia così facile lasciarsi tanto sconvolgere da un articolo i cui i toni sono fin troppo provocatori (fatto apposta per ottenere un certo tipo di reazione), quando la tv propina questo messaggio quotidianamente, 7 giorni su 7, molte ore al giorno, con gli spot, con i varietà, con le fiction, i contenitori pomeridiani.

  5. paola permalink
    1 dicembre 2011 22:43

    Infatti secondo me, non c’è nulla da commentare, se non:
    La Costituzione della Repubblica Italiana
    Principi fondamentali
    —–
    Articolo 3:
    Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
    È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

    Articolo 4:
    La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
    Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

    Q.B.

  6. paola permalink
    1 dicembre 2011 22:50

    Aggiungerei l’obiezione pragmatica: i paesi europei con il più elevato tasso di natalità sono proprio i paesi con il più elevato tasso di occupazione femminile e di politiche per la genitorialità e per l’infanzia. Amen, come si dice a Roma, per chiudere la questione. Ma se la questione, invece, è che noi ci facciamo irritare dalle sciocche provocazioni e non reagiamo ai soprusi che si perpetrano subdolamente ogni dì, be, allora, avete ragione proseguire nella discussione.

  7. 2 dicembre 2011 11:26

    Io non sono d’accordo. Sono tra quell* che si sono imbufaliti per l’articolo di Langone e subito dopo per la risposta di Farrel, ma sono anche una che non fa altro che “sconvolgersi ogni giorno e per cose molto più gravi di questa.”

    Se andate a leggere i commenti a Langone e simili, vi accorgerete che siamo in pessima compagnia: centinaia di persone hanno quelle stesse idee, che non scrivono su un “giornale” o un blog, ma che mettono in pratica nella vita reale.

    Ecco, io credo che invece non ne dobbiamo far passare una, soprattutto quando, come in questo caso, becero sessismo, razzismo e fascismo si mascherano da “provocazione”.

    Cito Lorenzo (http://questouomono.tumblr.com/), che dice bene quello che mi sto incartando a dire:

    “vale la pena parlarne? Dato che è solo una provocazione mediatica tanto per farsi cliccare e per vendere il prossimo libello di merda – o magari qualche copia rimasta degli altri – non sarebbe meglio passare tutto sotto silenzio e punire il Camillo con l’indifferenza che, indubbiamente, merita? Ecco, secondo me no.
    Promuovere mail bombing, rilanciare link e contenuti commentandoli con disprezzo o sdegno, scrivere insulti all’interessato, sono azioni perlopiù innocue, ne convengo. Credo però che abbiano delle conseguenze positive: alzano il livello di attenzione verso altra merda simile, aiutano la memoria a ricordarsi di certe facce e certi nomi (casomai volessero ripresentarsi in altre occasioni), aumentano i legami tra persone con lo stesso modo di pensare e magari fanno scoprire insospettabili sessismi. Ecco, io credo che non sia mai tempo sprecato dire questo uomo no.”

  8. donatella permalink
    2 dicembre 2011 12:49

    Completamente d’accordo con Arguzia, che ringrazio per la chiarezza e la determinazione.

  9. Laura Capuzzo permalink*
    2 dicembre 2011 14:34

    Grazie per i commenti. Ho un dubbio però: vorrei capire cosa c’è nell’articolo di Langone che risulta tanto sconvolgente. Mi sembra che l’articolo dica in linea di principio che le donne scolarizzate fanno meno figli. Ora, mi sembra che questo assunto sia del tutto vero, è un dato di fatto. Allora è questo che infastidisce? O è piuttosto il tono provocatorio, sessista e il messaggio volutamente maschilista a disturbare? Lui invita le donne a stare in casa, non studiare e fare figli, a ricoprire, cioè, quel ruolo tradizionale che esse hanno svolto per secoli. E come notava qualcuno di voi sono molti che la pensano così. Purtroppo però ho l’impressione che, per quanto ci sforziamo, a persone come Langoni possiamo far cambiare idea solo con una lobotomia. Non voglio arrivare al punto di dire io con queste persone non dialogo (perchè è un atteggiamento per certi aspetti un po’ snob e non mi piace), ma sinceramente non mi sento nemmeno di dare ai loro contributi uno spazio diverso rispetto a quella che mi sembra la loro naturale collocazione: il cestino dell’immondizia.

  10. paola permalink
    4 dicembre 2011 15:50

    Volevo dire una cosa come questa: http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/12/01/il-suo-nome-e-nessuno/
    @Laura, però, le donne scolarizzate fanno meno figli, in media, in Italia, ma guardiamo ai paesi europei dove è più alto il tasso di natalità, e vediamo che questo non è più vero. E vediamo pure, in Italia, le fasce di reddito elevate, in cui una donna lavoratrice fuori casa può permettersi tutti quei servizi che il pubblico non le offre, e vediamo qual’è la media dei figli a testa di quelle che hanno scelto di farli.

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