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#save 194

11 giugno 2012

Aderiamo anche noi all’iniziativa di Lipperatura a difesa della legge 194/78.

Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.

Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.

Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.

Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.

L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.

Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.

Dunque, è importante agire. Vediamo come.

Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:

1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.

Le proposte sono:

Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;

Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;

Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;

Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;

Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.

2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni.

Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:

1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.

2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.

L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne.

Postato in contemporanea da:

Marina Terragni

Giorgia Vezzoli

Giovanna Cosenza

Lola

Chiara Lalli

Lorella Zanardo

Dol’s.it

Si fa presto a dire mamma

Femminismo a Sud

 

2 commenti
  1. Paolo1984 permalink
    11 giugno 2012 18:43

    Il punto per me è questo: quali leggi, quali norme garantiscono ai singoli (e intendo chi è già nato) la massima possibilità di decidere per se stessi e per il proprio corpo ciò che vogliono? E’ la domanda che mi pongo sempre sia quando si parla di aborto sia su altre questioni che riguardano sessualità e corpo
    Se non fosse per l’abuso dell’obiezione di coscienza, la legge 194 sarebbe una buona garanzia di questa possibilità perciò va difesa.
    Penso a quei casi di donne incinte gravemente malate che, consapevoli del rischio mortale che correvano, hanno deciso di portare avanti la gravidanza magari rimandando la chemioterapia e sono morte dopo aver messo al mondo i loro bambino, ora la Chiesa di solito esalta strumentalmente e vergognosamente queste vicende, ma il punto è: cosa penseremmo di un medico che pur di salvare la vita ad una di queste donne, la facesse abortire contro la sua volontà? io umanamente lo capirei ma resta il fatto che ha sbagliato perchè non ha rispettato la volontà della paziente. Per i medici e gli operatori sanitari obiettori è la stessa cosa: umanamente posso capirli (ma non li capisco più se insultano e umiliano le donne che hanno deciso di abortire) se la loro convinzione è sincera (però sapevano bene che l’aborto era legale quando si sono laureati), ma sbagliano, e sbagliano a maggior ragione quando diventano così numerosi da rendere l’IVG impossibile o da costringere i pochi non obiettori a fare solo quello

  2. 18 giugno 2012 09:20

    E’ inconcepibile! Pur se contrari all’aborto a livello personale, una donna ha il sacrosanto diritto di affrontare questa comunque non facile prova nella più assoluta sicurezza sanitaria e deve essere assistita psicologicamente. L’aborto era legale quando questi signori si sono laureati, dici bene.

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