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Domani è un altro porno

28 marzo 2014

Ovvero: la dolce illusione borghese di porsi fuori della norma

Questo post nasce come risposta ad una mail in cui ci veniva presentato il libro Pornoterrorismo di Diana Pornoterrorista (qui)

John Currin, "The old fence" (1999)

John Currin, “The old fence” (1999)

Ogni iniziativa che si propone di rendere “la sessualità e il corpo come territori da decolonizzare dalla repressione patriarcale, ecclesiastica e capitalistica” suscita in noi interesse.

Tuttavia le nostre perplessità sorgono nel momento in cui dalla problematizzazione iniziale, dalla posizione di alcune questioni che anche noi riteniamo urgenti, si passa poi al piano delle possibili soluzioni. Lo scritto di Diana Pornoterrorista si inscrive all’interno di quel filone che si autodefinisce come femminismo pro-sex. Di esso noi mettiamo in discussione non solo il presupposto fondante ma anche le conseguenze.

Il femminismo pro-sex si fonda sulla nozione superficiale e postmoderna secondo cui l’ uso consapevole del proprio corpo come merce/prodotto/oggetto di scambio sia espressione di libertà. In questo prospettiva per una donna è possibile accettare consapevolmente e volontariamente la prostituzione. In egual modo il porno, come vendita di immagini a sfondo sessuale, appare come strumento che minerebbe le logiche del mercato e del capitale. L’autosfruttamento sembrerebbe essere sintomo di autonomia, segno inequivocabile di libertà. All’essere sfruttati dagli altri si oppone lo sfruttarsi da sé, ponendo questa come azione anti-capitalista. Tale posizione è, al contrario, profondamente capitalista, diremmo il suo compimento finale. Essa è alla base della società consumistica in cui viviamo e del sistema economico in cui ci troviamo dove, grazie alla possibilità di disporre del proprio corpo come meglio si desidera, alcuni esseri umani in posizione di evidente svantaggio economico, di genere, sociale, etnico e geografico divengono merci ad uso e consumo di altri. Eterosfruttamento ed autosfruttamento appartengono allo stesso paradigma capitalistico. Per superarlo bisogna perciò guardare altrove.

Abbiamo letto e discusso con attenzione tra di noi l’intervista a Diana Pornoterrorista e rileviamo uno slittamento tra lo scopo assolutamente legittimo di liberare i corpi dall’oppressione patriarcale, ecclesiastica e capitalista e le pratiche messe in atto per raggiungerlo. Rileviamo cioè un’evidente contraddizione tra ciò che si vuole ottenere e il metodo per ottenerlo, il quale, ci pare evidente,  genera risultati contrari a quelli desiderati.

Come ogni paradigma anche quello eteronormativo si costruisce su alcune polarità che ne fissano i concetti e il senso. Muoversi all’interno di esse, non vuol dire non superarle ma, al contrario, affermarle.

Tra queste polarità una centralità essenziale è quella tra il corpo e la mente/anima. Affermare la priorità dell’anima/mente è stare dentro al paradigma. Così come affermare, come fanno le pornoterroriste, l’assoluta centralità del corpo. E’ starci dentro, semplicemente rovesciandolo. Non si esce così dal paradigma, non lo si supera. Allo stesso modo, affermare la necessità della «riappropriazione del fallo», non mette in discussione l’assoluta centralità che esso riveste come simbolo fondante della cultura patriarcale. Non è cioè rifiutare la cultura patriarcale ma riaffermarla, perché il significato del simbolo è talmente forte e consolidato culturalmente che quello che passa in questa operazione non è il nuovo significato sovversivo, ma il simbolo in quanto tale. (Questo discorso vale anche per altre parole — “puttana”, “cagna” — il cui significato e in cui la dimensione del simbolo sono così forti che una riappropriazione, lungi dall’ottenere l’effetto sovversivo sperato, rinforza il significato negativo e patriarcale di partenza. L’operazione di riappropriazione e rovesciamento non è evidente e non è efficace).

Se da un lato ci troviamo in sintonia con la volontà di combattere la violenza contro quello che è fuori dalla norma, dall’altro lato ci rendiamo conto che Diana pone, a sua volta, una norma ben precisa, che emerge nel mondo in cui vengono stigmatizzate le donne che non si adeguano ad essa. Se non si scopa con il culo o non si apprezza il sado allora si è delle represse o addirittura delle bacchettone moraliste. Anche questa è esclusione. Anche questo è imporre una norma. Non solo, si impone così la stessa norma che si vorrebbe combattere. Cosa c’è di sovversivo in questo? Qui ritroviamo un’altra polarità tipica del paradigma eteronormativo, quella che ruota attorno ai due poli ‘santa’ e ‘puttana’. Focalizzarsi sull’uno opponendosi all’altro è stare dentro alla logica eteronormativa e non superarla.

Il porno appartiene in pieno all’etica eteronormativa, ne è una diretta discendenza, qualunque significato vogliamo dargli, di qualunque immagine vogliamo riempirlo. Il porno è in se’ mercato, ovvero capitalismo che si incarna nella sessualità e la sfrutta. Quello che esprimiamo non è un giudizio morale su di esso, ma una valutazione politica sulla sua funzione ‘economica’.

E ancora: cosa c’è di sovversivo e terrorista nel proporre come modalità di “liberazione” il dolore al posto del piacere (sic) quando esso è esattamente ciò che viene già assegnato alle donne nella pornografia mainstream? Cosa c’è di liberatorio nel proclamare ancora una volta la necessità di relazioni basate sul dominio quando è esattamente questo che il patriarcato vuole per noi? In molte parti del mondo le donne subiscono mutilazioni, violenze, matrimoni forzati, stupri. È preoccupante proporre il dolore come via di liberazione quando per la maggior parte delle donne nel mondo il dolore è la regola e non conduce di certo alla liberazione.

Quella che noi vorremmo è una sessualità libera e non l’imposizione di modelli di comportamento, qualunque siano questi modelli. Vorremmo un paradigma dove ciascuno sia libero di esplorare la propria sessualità e scoprirne i lati nascosti, senza che ci sia nessuno che giudica quali siano quelli normali e quali anormali, quali morali e quali immorali. Ma se la sessualità diventa sfruttamento economico dei corpi, allora non possiamo che dirci contrarie. E ciò non ha a che fare con la morale ma ha a che fare con il modello economico che ciò porta con sé. Esso è, per noi, l’esatto contrario della libertà.

25 commenti
  1. paolam permalink
    28 marzo 2014 14:09

    Sottoscrivo parola per parola: sembrerebbe facile da capire, perché invece per alcune è così difficile?

    • Sandra permalink
      28 marzo 2014 17:46

      Sentivo parlare di questo genere di pornografia già dai primi anni 90, si praticava fuori dall’Italia, ma credo che sia sempre esistita, ultimamente si vuole giustificare o nobilitare la pratica di desiderare l’ano come il traforo del frejus con la lotta al patriarcato. Tutte e dico tutte le persone maschi e femmine che conosco che si professano favorevoli e in accordo con queste pratiche a fini rivoluzionari hanno dei tratti distintivi in comune neanche facessero parte di una setta: tutti, ricchi o benestanti con un finto lavoro o simile, non hanno mai subito un ingiustizia o un sopruso in vita loro perché vivono in una campana di vetro super protetta,non hanno mai avuto a che fare con la violenza ma la guardano spesso come spettatori, si sentono attratti da essa,perennemente annoiati da tutto ciò che è vita pratica si danno grandi arie ( si spera non dal culo altrimenti si che è terrorismo!) di aver capito tutto e tutti gli atri non sono un cazzo. Quando sono andata a leggere l’intervista ho avuto la spiacevole sensazione che si prova quando ti saluta qualcuno che non ti ricordi poi pian piano ti ritorna in mente perché lo avevi prodigiosamente rimosso e va bè, la frase dell’intervista che mi ha fatto ricordare tutto è questa ” non è un caso che i telegiornali vengono trasmessi all’ora di pranzo” ma cosa è! ma neanche beppe grillo dopo 2 litri di grappa.
      Il patriarcato non si compatte certo correndo più forte nella sua stessa direzione siamo seri questi discorsi sono pura idiozia. Spero di essere riuscita almeno in parte a rispondere alla tua domanda, ma forse era una domanda retorica!Ciao

  2. Valentina S. permalink
    28 marzo 2014 14:22

    Grandi! Grazie, ottimo pezzo.

  3. 28 marzo 2014 15:13

    L’ha ribloggato su laboratorio donnae.

  4. 28 marzo 2014 16:23

    quante ve ne direi…
    ma mi limito a due cosette, due

    il pornoterrorismo e il postporno partono dal proprio corpo e dalle pratiche che si portano avanti specie nello spazio pubblico..non solo un vuoto ciarlare da salotto…

    il culo è un luogo rivoluzionario che tuttx hanno e non certo serve a escludere…ma aprire!!
    se volete provare basta chiedere…

    se proprio non ce la fate ad aspettare che inizi il tour italiano di diana e capire di cosa si tratta veramente, possiamo sempre mandarvi un paio di capitoli da leggere..
    fateci sapere

    con passione
    una cagna qualsiasi

  5. maya permalink
    28 marzo 2014 16:31

    grazie pia… sempre presente.
    maya

  6. 28 marzo 2014 16:45

    Il post-porno, si è sempre spacciato per sovversivo, che vuole sovvertire o distruggere , quando in realtà rafforza o addirittura impone nuove norme ideali, estetiche e comportamentali.. definire BDSM, terrorista e sovversivo, è una grossa sciocchezza, perché il patriarcato, il dominio, conosce una sola lingua, quella dei rapporti diseguali, gerarchici, comando/obbedienza. ( con questo non voglio dare un giudizio su chi pratica BDSM, ma giudico chi lo ricopre di una valenza sovversiva) . La sessualità, deve essere libera, da modelli, orientamenti, ruoli, pregiudizi, stato e religioni. Tutt’ora come unica forma sovversiva, è la disubbidienza e il rifiuto del comando.. Tutto questo per dire che mi trova d’accordo con quello che avete scritto..

  7. fede permalink
    28 marzo 2014 23:33

    Il post femminismo ed il post porno partono dal proprio corpo.
    E scusa il femminismo da cosa partirebbe.
    Questi son discorsi sentiti e risentiti.
    Cosa c’è di originale nel rielaboare il porno mainstream?
    Qualcuna diceva, non si combatte il padrone con gli strumenti del padrone.
    Io ritengo le teorie della pornoterrorista, di cui ho letto abbastanza, estremamente misogine ed antifemministe.
    Ma dai ma veramente ancora mi sta al femminismo come rifiuto del maschio?
    Ecco la cosa che più mi fa arrabbiare è l’ignoranza.
    E’ voler distruggere ciò che non si conosce.
    E’ basare le proprie teorie, che di nuovo nn hanno proprio niente, partendo dalla distruzione di ciò che le donne hanno elaborato e conquistato.
    Inoltre il linguaggio è importante.
    La parola cagna, sempre la stessa cosa vuol dire, anche se si pensa di riappropriarsene.
    Ma perchè poi riappropriarsi di parole denigranti e non usarne altre o al limite, perchè no, inventarne di nuove.

  8. paolam permalink
    28 marzo 2014 23:56

    Il Fattoquotidiano con la sua accolta di maschilisti misogini mi sembra proprio la tribuna adatta. Dimmi con chi vai.

    • Gianni permalink
      29 marzo 2014 19:59

      Ottima scusa per non rispondere nel merito.

      • paolam permalink
        31 marzo 2014 20:39

        Di che parla Gianni? Ha già risposto in modo esauriente chi ha scritto questo post. Le suggerisco di leggerlo.

  9. 29 marzo 2014 16:36

    L’ha ribloggato su Elena.

  10. Barbara permalink
    29 marzo 2014 18:54

    E’ sicuramente una delle cose migliori che ho letto sull’argomento, mi piace davvero molto e chiaramente sono d’accordo.

  11. Lunae permalink
    29 marzo 2014 20:37

    Mi é capitato di assistere ad una performance di Diana Torres in cui squirtava nuda su un tavolo a mo’ di cattedra e si conficcava aghi nelle sopracciglia atteggiandosi a Guru “di sta fessa”. La performance é paragonabile a quelle di tipo circensi e personalmente non mi ha lasciato nessun apporto né di tipo culturale né alcuna sensazione di libertà.

  12. 1 aprile 2014 11:52

    Siete lo stesso

    Fai clic per accedere a Che%20c%27%E8%20di%20male%20nella%20pornografia.pdf

    E mi dà un sacco di vergogna che presunte femministe pensano come nemico conservatore… vergogna e dolore.

    • Valentina S. permalink
      1 aprile 2014 21:32

      Presunte femministe?? Vergogna e dolore?? E allora chi è che davvero vuole distribuire i “patentini” di femminismo e censurare il pensiero altrui? Abbiate la bontà di prendere atto che c’è chi la pensa e la vive in modo diverso e fuori dal coro dominante secondo il quale il post-porno è rivoluzionario e il porno è liberazione della sessualità. Ci farete di sicuro una miglior figura..

      • Valentina S. permalink
        1 aprile 2014 21:41

        Poi dico, non vi viene alcun dubbio che esista anche qualcosa di davvero FUORI dalle istituzioni patriarcali che siano il cattolicesimo o la pornografia (che peraltro hanno molte più cose in comune di quel che si potrebbe pensare superficialmente)? Vi viene in mente che ci sono delle donne che sentono e desiderano altro, che guardano OLTRE e a cui le accuse di moralismo fanno un baffo, perché loro sono già oltre tutto questo? Non potrete comunque fermare ciò che sentiamo profondamente. Vogliamo di più. Vogliamo riprenderci DAVVERO la sessualità liberandole da schemi consunti di dominio. Il vostro post-porno non ci piace e non ci incanta. Fatevene una ragione!

  13. 2 aprile 2014 00:52

    Grazie ragazze per la vostra analisi davvero molto bella e per aver avuto il coraggio di affrontare questi temi che immediatamente fanno scattare insulti, voglia di censure e mobbing vario. Grazie Valentina S.! non è accettabile che chi esprime un punto di vista diverso debba sempre essere insultata. Feminoska nel suo post ha già parlato di cattonazismo e asessualità: se questo è dialogare ditemi voi, se questo è rispetto tra femministe e compagne, che tipo di dialogo si può mai costruire con chi vuole mettere a tacere chi problematizza, chi si interroga in modo pacifico nonostante il conflitto.
    Allora io chiedo a Diana che insulta paragonando le persone che non si identificano nel porno a cattolici invasati, dicendo addirittura di vergognarsi di queste presunte femministe:
    Avete mai sentito parlare di femministe sopravvissute allo stupro? di femministe sopravvissute all’industria del sesso? ci avete mai parlato? voi che dite di dare voce oppure di ascoltare le sex workers? io queste persone le ho incontrate di persona a Londra all’incontro Stop porn culture e ci hanno raccontato le loro esperienze, la loro vita. Rebecca Mott ha parlato di “torture” a cui è stata sottoposta nel mondo del porno, ha usato la parola “torture”. Assenza di protezione da HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili, deumanizzazione, dolore fisico, distruzione psichica, nessun tipo di arricchimento in termini economici ovvero sfruttamento selvaggio da parte di papponi, perché sì il mondo del porno è intrecciato a quello della prostituzione. Rebecca è anche una sopravvissuta al sistema prostituente. Una ragazza senza tetto, con un background difficile, povertà, miseria e non risparmia niente a papponi e industria del sesso. Io mi chiedo questo: pensate davvero che il femminismo oggi non debba più garantire uno spazio sicuro per le e i sopravvissute/i? Perché chi attacca con forza il sistema capitalistico per altro, perché di questo si tratta, di un business che fattura miliardi sui nostri corpi riducendoci a macchine per il profitto, viene isolata, insultata ed espulsa dal femminismo pro-sex? ho anche incontrato sopravvissute che facevano parte dei comitati sex work e sono scappate perché offese che la loro esperienza non solo non veniva ascoltata ma emarginata e stigmatizzata. Adesso fanno parte di Eaves, ma hanno un loro gruppo segreto. E poi vorrei precisare che l’etichetta pro-sex come minimo è disonesta, anche noi che combattiamo il porno mainstream siamo pro-sex, tutte le femministe lo sono, volete avere l’esclusiva sul sesso? immagino di no, allora ricominciamo dal rispetto delle differenze e anche dal partire da sé, dai nostri vissuti. Le sopravvissute hanno già troppo sofferto esclusioni, stigma e violenza per essere insultate come moraliste, naziste e pro-censura. Perché noi non facciamo altro che riportare la loro voce su questi temi. Ci tengo a dire che nessun gruppo anti-porno è a favore della censura, ma della denuncia. Vogliamo denunciare tutto quello che di sopruso, sfruttamento, violenza esiste nel mondo della pornografia che non è il paese dei balocchi ma un grande incubo. Il sesso nella nostra utopia femminista è libertà, il porno è norma esclusiva e repressiva, gabbie, discriminazione, razzismo e deumanizzazione. Io personalmente, come le ragazze di Femminile Plurale che sono state rispettose nonostante la differenza di opinioni, credo che le premesse del post-porno sono anche condivisibili, sono gli esiti che non convincono. Questo non vuol dire che vorremmo censurare o impedire un’espressione altra della sessualità che piace a voi o ad altre persone. Quello che invece è preoccupante è che non ho vista spesa una sola parola di vero conflitto contro il porno mainstream, di vera presa di distanza senza se e senza ma. Affiancarsi al porno violento non vuol dire cambiare le cose, se vogliamo farla questa rivoluzione, a mio avviso bisogna osare di più, andare alla radice delle cose. Non vogliamo camminare fianco a fianco a chi sfrutta, violenta e fa danni alle persone per fatturare miliardi. Questo è il nostro anti-capitalismo. E mi fa ridere chi pensa che l’anti-porno sia un movimento di donne borghesi ricche e moraliste: venite a Londra la prossima volta a vedere quante ragazze e donne precarie, disoccupate come la sottoscritta incazzate nere. Quante ragazze che hanno visto di tutto grazie o meglio per colpa del porno. Per questo non sosteniamo chi vorrebbe mandarci a scuola di prostituzione, vogliamo lavoro e reddito minimo garantito, non la schiavitù per l’arricchimento dello stato pappone. Anch’io sono molto addolorata perché vi sembrerà banale ma in tutto questo saprete meglio di me chi ci guadagna, non credo di dovervi spiegare che il patriarcato si nutre esattamente delle divisioni e dei conflitti, ma è anche vero che senza conflitto e senza divisioni non esistiamo come femministe e come persone e non possiamo lottare contro chi ci opprime. Domani è un altro giorno.

  14. wildsidez permalink
    2 aprile 2014 03:39

    Di spettacoli e interpretazioni poetico-artistico-corporee estreme ce ne sono diversi. Molti per chi se li va a cercare, Anche estremi visivamente, e nei contenuti politici. Lo spettacolo di tale Diana mi pare molto al di sotto di qualcosa che possa sconvolgere gente che ha visto ben di peggio/meglio. E comunque alcune di noi magari ci andranno forse per curiosità e per passarsi una serata divertente e leggerina sorseggiando gazzosa ❤ che la tequila già sarebbe troppo forte e inadatta per quello spettacolino.

    Ma sinceramente, ritengo tempo perso continuare a sopportare pure qui il solito spamming onnipresente di Enza Panebianco (alias Eretica Abbattomuli) che tenta sempre penosamente di convincerci quanto è bello quel mondo dove tutte, dai 4 anni agli 80 si prostituiscono liberamente e girano porno autodeterminate (e poi capita che come quelle due recenti libereautodeterminate madre e figlia che hanno detto di aver iniziato perché stavano a zero di soldi e che "i registi non ci facevano scegliere i partner né le scene: l'uccello usciva dal mio culo per finire in bocca a mia madre, ecco, non ci avevano avvertite prima", oppure "una volta mi hanno fatto recitare da morta ammazzata, è stato divertente, però mica ci hanno poi scopate da morte"
    Vere combattenti pornoterroriste? o vere attiviste postfemministe?
    Io avevo proposto pure la sborrata di un puttaniere dentro una ferita aperta in un punto qualsiasi del corpo di una donna, ecco quello sì che rende bene:
    non siamo solo dei pezzi di carne (ma liberiautodeterminati!!!!) in cui qualsiasi taglio di coscia o di spalla o di gorgia può fare da bistecca calda in cui strofinarsi su e giù su e giù, e vuoi mettere le urla di piacere della donna libera mentre sente spingere nelle viscere lacerate o nei muscoli aperti e sanguinanti un potente cazzo di cliente col bollino di gnoccatravel magari?
    Provate uno spettacolo così, fareste un successone, vista lìenorme quantità di pedofili e stupratori e sadici travestiti da bravi padri di famiglia, che non vedono l'ora anche loro di avere un bello sbocco di libeertà su corpi liberi che gli hanno messo a disposizione liberamente le postfemministe…..

  15. paolam permalink
    2 aprile 2014 12:03

    Sottoscrivo anche in questo caso le parole di Valentina S. E se vogliamo metterci sul piano dell’aggettivazione prima infanzia: “presunte femministe” ci saranno le “post-porno”, e organiche al “nemico conservatore” pure. Va bene così? Il livello è adeguato?

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