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Tuttavia

12 settembre 2010

Il Governo non voleva tradurre questo documento in italiano. Allora l’hanno fatto le donne.

In attesa del Rapporto ombra delle associazioni aderenti alla Campagna Lavori in Corsa, diamo una mano anche noi, nel nostro piccolo, alla diffusione della traduzione italiana del 6° Rapporto italiano della CEDAW (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women), a cura di Padovadonne.

Ecco un estratto che mi ha colpita (I, 24).

«Negli anni, molte donne hanno raggiunto i livelli più alti di istruzione, sono entrate nel mercato del lavoro e sono diventate importanti attori della vita sociale. Tuttavia, la disuguaglianza rimane e può ampliarsi, se si considera la crisi internazionale, la crescita della competizione globale – che richiede nuove regole e misure specifiche, inclusa una grande flessibilità nel mercato del lavoro – la persistenza degli stereotipi di genere e una suddivisione ineguale delle responsabilità familiari».

Quindi nei nostri ministeri sono consapevoli che anche se è vero che negli ultimi sessanta anni le donne in Italia hanno fatto molti passi avanti, tuttavia oggi la crisi economica e la mancanza di lavoro colpiscono più noi che i nostri parigrado uomini. E questo a causa di un contesto sessista che non è facile per nessuno, o meglio, per nessuna.

18 commenti
  1. 12 settembre 2010 19:41

    Grazie mille….

  2. foffo permalink
    14 settembre 2010 16:37

    Vi consiglio la lettura di Sulla questione ebraica, di Carletto detto il Marx
    (gli stessi ragionamenti possono applicarsi alla questine femminile)

  3. foffo permalink
    15 settembre 2010 19:10

    “La contraddizione nella quale si trova l’uomo religioso con l’uomo politico, è la medesima contraddizione nella quale si trova il bourgeois con il citoyen, nella quale si trova il membro della società civile con la sua politica pelle di leone […] Il conflitto tra l’interesse universale e l’interesse privato, la scissione tra lo Stato politico e la società civile, questi contrasti mondani Bauer li lascia sussistere, mentre polemizza contro la loro espressione religiosa” (marx)

    capito qual è il problema del femminismo, e perché è ultra superato?
    se non l’avete capito domandate e ve lo spiego

  4. foffo permalink
    15 settembre 2010 20:10

    Il conflitto tra l’interesse universale e l’interesse privato, la scissione tra lo Stato politico e la società civile, questi contrasti mondaniil femminismo li lascia sussistere, mentre polemizza contro la loro espressione sessista”

    Ho solo sostituito due termini…
    In altre parole, quello che vorrei dirvi è che per capire quanto ogni femminismo oggi sia assolutamente banale datato e fuori tempo, bisognerebbe, più che tenere un blog, studiare studiare studiare…
    Detto con molta pacatezza, e una tantum, sono un visitatore di passaggio… 🙂
    Saluti

    • antigonexxx permalink*
      15 settembre 2010 20:44

      Caro Foffo, lo scritto che tu citi lo conosciamo tutte molto bene. Diciamo che lavoriamo nell’ambiente. In tal senso non abbiamo bisogno di lezioni nè di filosofia, nè soprattutto di pensiero marxiano. Il paragone che tu proponi non è azzeccato, e anzi non è azzeccata l’interpretazione che tu ne dai. Ovvero ben venga Marx, e ben venga lo scritto sulla questione ebraica quando si tratta di pensare “l’esclusione” e il rapporto tra libertà e universale, ma non nei termini molto, forse troppo, semplicistici che proponi tu. Pecchi di un errore fondamentale, ovvero quello di sostituire semplicemente un termine nella descrizione di una situazione che non esiste più…lo Stato politico…la società civile?non riesco a capire di cosa stai parlando. Ben venga l’uso di Marx, il cui pensiero è oggi sotto molti aspetti ancora attuale, ma esso deve essere riletto in questa dimensione storica, non prendendo spunto dalla situazione politica della Germania dell’Ottocento. Non c’è più la distinzione tra Stato e società civile. E chi ha studiato lo sa.

      • varvarapetrovna permalink*
        15 settembre 2010 20:46

        ma poi che l’ha detto che oltre a tenere un blog non studiamo??mica una cosa esclude l’altra, no? ;P

  5. foffo permalink
    15 settembre 2010 22:57

    La Marcegaglia (parte civile della società civile) aggira lo stato politico (costituzione) con l’aiuto di alcuni amici (se abitate in Italia sapete tutto di Pomigliano Fedremeccanica etc)

    Secondo il femminsm liberale (quello di cui è espressione il vs post -sono concetti difficili ma volendo ce la fate) è tutto ok, in quanto l’importante è che la Marcegaglia possa diventare pres di Conf

    per un marxista invece il problema è Conf a prescindere che la guidi un uomo o una donna

    Dunque se siete industriali ragionate benissimo, ma se, come temo, siete porelle, allora ripeto studiate studiate studiate , sennò vi date la zappa sui piedi (come direbbe Di Pietro) senza nemmeno accorgervene 🙂

  6. foffo permalink
    15 settembre 2010 23:00

    ops, porelle sta per poverelle
    saluti 🙂

  7. foffo permalink
    15 settembre 2010 23:04

    La Marcegaglia (parte civile della società civile
    errore, intendevo “parte sociale della soc civile

    • 16 settembre 2010 08:58

      Ho il sospetto che tu foffo non abbia capito di che cosa stiamo parlando. Ti è chiaro che il post riguarda la traduzione di un report del governo italiano destinato a un comitato Onu? Ti è chiaro che una rete di associazioni sta preparando un rapporto ombra sullo stesso tema? Se la risposta è sì, è bizzarro che tu ti stupisca che il governo usi il linguaggio e le categorie politiche della citazione che ho riportato. Nel post facevo notare che perfino il ministero (perfino loro, pensa) sa benissimo che le donne sono in una situazione difficile e che oltretutto sta peggiorando a causa di fattori convergenti: il carico di lavoro domestico e famigliare riversato sulle donne, il contesto culturale sessista, la crisi economica.

  8. foffo permalink
    16 settembre 2010 08:32

    Alla fine vi pongo una sola domanda, che è il cuore del problema: il vostro femminismo è interclassista?
    In altre parole ritenete che le donne abbiano interessi comuni indipendentemente dal fatto che presiedano Confindustria oppure che facciano le stiratrici in una lavanderia?

    Se la risposta è sì, allora potete tranquillamente prendere la tessera del Pdl o del Pd (Veltroni candidò sia l’operaio superstite del rogo della Thyssen che Calearo, il “falco” di Confindustria), e tesserarvi anche con la Cisl o la Uil (che si definisce “il sindacato dei cittadini”, e siccome anche Marchionne lo è lo difendono benissimo)

    Se la risposta è no, allora la questione “femminile” non è d’attualità (e vi prego di risparmiarmi il solito repertorio di “amenità” relative al prodotto, che conosco fin da quando ero al ginnasio, alcuni decenni or sono, solo che allora si era molto più “stringenti” nei ragionamenti, che non erano all’acqua di rose come i vostri)

    va bene, leggerò la risposta se ce ne sarà, ma non replicherò, sono capitato su questo blog per caso e purtroppo non potrò starci a lungo, alla mia età “la vita incombe” 🙂
    cari saluti e buone cose
    (a scanso di fraintendimenti non sono né marxista né altro, alla mia età si diventa cinici e si bada solo alla “realpolitik”)

  9. foffo permalink
    16 settembre 2010 10:04

    «Non c’è alcuno spazio di trattativa», «il Consiglio dei ministri deciderà giovedì». Sacconi dixit, dopo un colloquio con la Commissaria europea a giustizia e diritti Viviane Reding. L’Italia, dunque, si appresta entro la fine della settimana a chiudere la partita dell’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni per le donne che lavorano nel pubblico impiego già dal 2012. Nessun regime transitorio, dunque: l’operazione verrà fatta rientrare nella manovra economica e riguarderà in prima battuta 30mila donne. La Reding conferma: «L’Italia ha avuto 20 anni, da quando sono state adottate le direttive Ue sulla parità retributiva tra uomini e donne, per rispettare il diritto comunitario, ora dovranno mettere in ordine il loro sistema».

    Eccole le conseguenze del femminismo liberale: una donna, in nome della parità tra i sessi, toglie alle donne anche quel minimo di “discriminazione positiva” rimasta… capito cosa intendo quando dico che vi date la zappa sui piedi senza nemmeno accorgervene?
    Varvara, i rapporti ombra, sono come i governi ombra, una barzelletta.
    Perciò vi dico e ripeto che il femminismo non è d’attualità e anzi vi si ritorce contro.

    il carico di lavoro domestico e famigliare riversato sulle donne, il contesto culturale sessista, la crisi economica.

    1) il carico di lavoro non domestico riversato sugli uomini per “tirare la carretta” in un contesto sempre più liberista è uguale se non peggiore di quello delle donne
    2) il contesto culturale sessista è la più grossa e madornale sciocchezza, scusa la franchezza, in assoluto, non corrisponde a niente di concreto, e comunque qualunque cosa significhi ne sono responsabili in pari misura uomini e donne: facciamo l’esempio delle polemicuzze su Vespa. La Avallone “mostra” per vendere di più, Vespa la agevola “inquadrate la scollatura”, insomma ognuno fa la sua parte come da copione nella cosiddetta “industria culturale” (per farvi un’idea embrionale del concetto leggete almeno “dialettica dell’illuminismo” Horkeimer-Adorno) e voi non sapete che scagliarvi contro il povero Vespone colpevole solo di saper fare il suo mestiere…
    3) La “crisi economica” si chiama finanza, che non è un fenomeno naturale come la pioggia..

    Ragazze, vi ho scritto un po’ per pura simpatia. E con altrettanta simpatia vi dico che “culturalmente” siete ancora all’età della pietra, poleolitico puro…
    accettate questa “provocazione” e discutetene tra voi, io purtroppo devo proprio lasciavi.
    ciao 🙂

    • antigonexxx permalink*
      16 settembre 2010 10:12

      Horkheimer

    • Claudio permalink
      16 settembre 2010 12:36

      1) il carico di lavoro non domestico riversato sugli uomini per “tirare la carretta” in un contesto sempre più liberista è uguale se non peggiore di quello delle donne
      2) il contesto culturale sessista è la più grossa e madornale sciocchezza, scusa la franchezza, in assoluto, non corrisponde a niente di concreto
      >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>><<
      Mi trovi totalmente d'accordo

  10. 16 settembre 2010 11:40

    Caro Foffo, tu sei proprio il peggiore. Vieni qui e scrivi su questo blog, come Gesù Cristo nel tempio. Mio caro, le prediche lasciale ai preti. Vieni qui e ti permetti di dare giudizi sull’istruzione di queste ragazze che si fanno un culo così per difendere ancora qualche diritto, in una società che se sbatte altamente, nella quale dalla donna ci si aspetta solo che apra le gambe. Una cosa è sicura: quando facevi politica nel ginnasio, è ti impegnavi nei tuoi ragionamenti stringenti, l’educazione non te l’ha insegnata nessuno. Tu sei il peggiore perchè, te ne do atto, qualcosa di marx e adorno l’hai letto, peccato che, al di là delle profondissime e incredibilmente illuminanti citazioni e analisi con cui ci degni, tu non abbia capito una cosa fondamentale, e se permetti, abbastanza basilare. Se è vero che il mondo delle comunicazioni di massa è industria culturale, questo non vuol dire che non sia possibile, attraverso lotte (condotte anche attraverso il mezzo di comunicazione stesso), ottenere diritti che possono servire ad emancipare la società. Non mi stupisce affatto che tu prima abbia dato lezioni di marxismo, e poi ti sia affrettato a scrivere “comunque non sono marxista”: se questa è la tua concezione del marxismo, chiaro che non puoi fare altro che finire nella tua bella casetta, col tuo SUV, a fare l’astuto critico di ogni impegno politico e riempire di insulti delle ragazze che provano ad aprire gli occhi su un lato di oppressione che caratterizza la nostra società. E’ vero che parlare di emancipare una parte della società senza cambiare il sistema capitalistico è problematico, sarebbe molto più immediato parlare di dittatura del proletariato, ma è troppo semplice liquidare tutto con un borghesissimo “andate a studiare”, come fai tu. Come dice Adorno, non bisogna buttare via l’acqua col bambino dentro, ed osteggiare le lotte volte ad ottenere diritti, perchè cadono nell’errore dell'”azionismo”, è a sua volta reazionario. La dialettica negativa non esita a ritorcersi su chi la applica. Il fatto che la tua generazione abbia subito una sconfitta storica epocale, che dopo aver giocato a fare i comunisti e a leggere “l’uomo a una dimensione” siate finiti tutti davanti a SKY e siate diventati cinici e devoti alla realpolitik, andando in giro a predicare l’ineluttabilità di una sconfitta pari alla vostra, non vuol dire che tu abbia il diritto di venire qui e coprire tutti di insulti. Il tuo atteggiamento altezzoso e tronfio è il miglior modo per chiudersi rispetto alla società, che al giorno d’oggi avrebbe invece bisogno di persone disposte, con umiltà, a spiegare che forse può ancora esistere l’utopia di una società emancipata.

  11. foffo permalink
    16 settembre 2010 12:40

    Le utopie, come spiega egregiamente Naomi Klein, si trasformano prima o poi e nella migliore delle ipotesi in loghi commerciali
    Nella peggiore svaniscono, o diventano chiesa, setta, o altro… (vedi l’utopia cristiana, in cantiere da 2.000 anni)
    vabè, arisaluti

    • 16 settembre 2010 17:25

      Certamente! Ma da fine adorniano quale sei, dovresti sapere che l’utopia, proprio per il suo carattere contraddittorio di non-luogo, è l’unica cosa che può ancora fornire un’idea, negativa, della società completamente emancipata, contando che ci troviamo nell’epoca dell’industria culturale, dove ogni proposta positiva non può che essere, per questo, volta alla reazione. Inoltre, i libri di Naomi Klein sono parte integrante del bagaglio ideologico del movimento “no-global” che, a mio parere, è molto utopico. Ti saluto, caro predicatore, con una citazione: “Comunque agisca, l’intellettuale sbaglia. Egi sperimenta radicalmente, come una questione di vita, l’umiliante alternativa di fronte alla quale il capitalismo mette segretamente tutti i suoi sudditi: diventare un adulto come tutti gli altri o restare un bambino” (Minima Moralia, Einaudi, Torino 1994, p.155)

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