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Senza dignità

20 febbraio 2012

Cesare Ripa, Iconologia

Marina Terragni nel suo blog ha lanciato questo appello alle bloggers e ai bloggers antisessisti, invitandoli ad una coordinamento e lavoro comune, in una sorta di collaborazione che però salvi e mantenga le differenze e le specificità di ognuno.

Ora, da un lato mi sembra che la proposta sia ragionevole ed auspicabile, soprattutto per l’effetto di cassa di risonanza che si potrebbe ottenere, visto il totale silenzio dei media sull’antisessimo, sul femminismo e sulle tematiche di genere, pur facendo presente che tentativi di costruzioni di reti di questo tipo ci sono già, il Feminist blog Camp. Tuttavia, dall’altro lato, mi ha un po’ deluso leggere che ancora una volta, come per le manifestazioni del 13 febbraio, che la ragione principale per la nostra mobilitazione dovrebbe essere la difesa della “dignità delle donne”.

Ma possibile che nessuno si renda minimante conto di quanto sia patriarcale un concetto come quello della dignità, in particolar modo se applicato al genere femminile. Dignità significa rispettabilità e decoro, significa quindi che noi dovremo attuare le nostre pratiche antisessiste sul web (nella vita vera – per chi di noi lo fa) per difendere la rispettabilità delle donne. Sinceramente a me non mi importa nulla della mia rispettabilità perchè a me interessa di vivere in un mondo più giusto, libero da sterotipi e dalla violenza in cui il rispetto reciproco sia più importante della dignità, ed in cui valda la dignità in quanto carattere intrinseco dell’essere umano non della donna.

Auspicando la lotta all’insegna della “dignità delle donne” non si esce dagli schemi e dalle strutture maschiliste che (spero) vogliamo combattere. L’argomento della dignità è un arma a doppio taglio: in primo luogo, si ripropone a livello implicito l’opposizione tra i due modelli affibbiati alle donne: la madonna (/madre onorevole/donna dotata di dignità) vs. la puttana. In secondo luogo, la dignità mi sembra un concetto pericoloso perchè tendenzialmente esclusivo ed escludente: se ci sono donne degne ci sono anche donne che non lo sono?

Siccome le parole sono importanti, potremo fare più attenzione a non riproporre o riaffermare involontariamente quello che vogliamo combattere.

20 commenti
  1. Ilaria Durigon permalink*
    20 febbraio 2012 11:03

    Concordo su tutto. Il focalizzarsi sull’idea di dignità non può che essere controproducente e fa gioco a tutte quelle posizioni ‘moralistiche’ che hanno plasmato l’immagine della donna a partire dalla necessità di controllarne i comportamenti e le azioni. Mi stupisco che siamo ancora a questo punto. Francamente non mi sono sentita offesa in quanto donna vedendo Belen smutandata. Ciò che mi offende è l’inettitudine di quegli autori che, strapagati, non sanno trovare un modo migliore per fare audience che spogliare una donna…

  2. paolam permalink
    20 febbraio 2012 11:09

    D’accordo, è dura combattere contro le abitudini linguistiche, che sono anche abitudini mentali, dobbiamo sempre ricordarci di tutte le possibili implicazioni delle parole che usiamo: dignità era una parola sbagliata, che si prestava a molti equivoci, e mi permetto di far notare che le donne che l’hanno adottata come slogan del 13 febbraio non erano mai state, forse prevalentemente per motivi anagrafici, a contatto utile con la cultura del femminismo diciamo degli anni ’70, e il risultato è stato, tra l’altro, la scelta di una parola equivoca.

  3. 20 febbraio 2012 11:15

    Concordo con te. Penso però che chi lancia appelli in nome della dignità, a questa presunta dignità di alcune donne ci deve credere veramente, sennò non si spiega come gruppi nuovi come snoq ad un anno di distanza continuino ad usarlo come termine di riferimento, adottato ora anche dalla terragni in chiave blogger. Forse l’aver sorvolato sull’esistenza della rete delle blogger che si sono incontrate in occasione del primo femblogcamp nasce proprio dal preferire altre parole d’ordine ed altri strumenti, in primis la dignità, appunto. Personalmente l’appello della terragni non mi piace e lo trovo andare nella direzione opposta a quella che vorrei.

  4. 20 febbraio 2012 16:41

    Dignità: anche a me non è mai piaciuto. Lo pensavo già il 13 febbraio. Non si può parlare invece di lotta al sessismo? Che è un fatto serio come il razzismo. Sessismo nella società, nel lavoro nella cultura. Sessismo che si attua in diverse modalità solo apparentemente contrapposte, tra cui c’è anche la mercificazione del corpo della donna. La dignità dell’essere umano, nel senso di rispetto dell’integrità personale, potrebbe essere anche un bel concetto ma è stato abusato e usato male con significati moralistici e veteropatriarcali, per cui veramente va tralasciato.

  5. donatella permalink
    20 febbraio 2012 17:26

    Io invece sono proprio stufa di questi ribaltamenti, svuotamenti e abusi del linguaggio. Sono pressoché certa che Marina Terragni non stia usando la parola dignità come la state intendendo perché conosco i precedenti proprio a ridosso del 13 febbraio delle scorso anno ma sarebbe corretto che questo dibattito si svolgesse nel suo blog, dato che non sappiamo se lei stia o no seguendo il vostro e per quale ragione abbia messo fra virgolette la parola incriminata.
    E comunque io delle parole mi voglio riappropriare.

  6. Valentina Ricci permalink
    21 febbraio 2012 06:08

    Cara Donatella, sulla questione linguistica e sul concetto di dignità ti risponderà certamente Laura, l’autrice di questo post.
    Su una cosa però ti rispondo io: questo non è il bagno della scuola, nel quale stiamo parlando male di qualcuno a sua insaputa. Questo è un blog, pubblico e accessibile, e il blog di Marina Terragni è stato linkato nel testo di questo articolo in modo esplicito: per cui lei stessa, se crede e se vorrà, potrà in qualunque momento tenersi aggiornata su questo dibattito (come sai, se qualcuno mette un link che dal suo sito porta ad un altro sito, il proprietario di quel sito riceve notifica).
    Lo scopo di un blog come questo (e della rete in generale) è precisamente quello di aprire dibattiti e discussioni: non certo di chiuderle o di svolgerle in segreto.

  7. Laura Capuzzo permalink*
    21 febbraio 2012 09:54

    Cara Donatella, non mi è chiaro a cosa ti riferisci quando parli di ribaltamenti, svuotamenti e abusi del linguaggio…Al mio post? A quello che ho scritto io? E se si in che senso?
    Dici giustamente che delle parole ti vuoi riappropriare, bè anche io, ma il primo passo secondo me consiste proprio nel renderci consapevoli dei significati che le parole possiedono e che hanno acquisito nel tempo e che pesano anche sui nuovi usi. E se si usa una parola in modo diverso o nuovo, lo si deve spiegare se no non ci si capisce.
    Ora, io non conosco precisamente i fatti a ridosso del 13 febbraio scorso e non so cosa pensa Marina Terragni, ma io credo che invocare la difesa della dignità delle donne, quando c’è ben altro che andrebbe difeso (o richiesto o rivendicato), sia guardare il dito invece che la luna.

  8. Chiara permalink
    21 febbraio 2012 10:28

    Sono sinceramente grata a Donatella per aver voluto condividere le sue perplessità qui con noi. La mia idea è che la volontà di andare fino in fondo alle questioni, ai concetti, alle parole non sia un male ma, al contrario, un beneficio che il movimento riceve.

    Detto questo, per affrontare l’argomento del post di Laura, io credo che il concetto di dignità sia fondamentale se inteso come dignità di essere umano, e in quanto si rimanda ai diritti inalienabili. Se invece lo si declina come “dignità della donna” il concetto diventa equivoco e rischia di rimandare a una concezione socialmente e politicamente determinata dalla quale invece lo scopo è liberarsi.

  9. 21 febbraio 2012 12:38

    Quello di dignità è un concetto che non ho mai apprezzato o usato, come voi.
    Io ho sempre parlato di protagonismo politico femminile.
    Uso il termine dignità unicamente perché è stato decisamente maggioritario
    e questo va riconosciuto.
    Del resto la dignidad ha mosso molto in Europa e nel Mediterraneo nell’ultimo anno e mezzo.
    Quindi, diciamo così, rendo a questo termine l’onore delle armi.
    Anche se non mi ha mai convinto.

  10. donatella permalink
    21 febbraio 2012 13:03

    Bene, vedo che la stessa Marina ha spiegato meglio di come avrei potuto io, quindi passo a rispondere a Laura, e a Valentina.
    Parto dal fatto che so benissimo che questo non è un bagno della scuola, così come non lo sono, però, le posizioni politiche di chi le ha già espresse allorché si sono presentate sulla scena pubblica (il 13 febbraio, per l’appunto). Ora non tutti siamo tenuti a sapere tutto ma forse a informarci un po’ prima di attriibuire responsabilità, un po’ sì. Ed era sui giornali la posizione di Marina sulla dignità delle donne, lo scorso anno. Mi accaloro perché ho condotto a mia volta e al fianco di Marina battaglie su questo punto e mi dispiace vedere disperso lo sforzo di chi ha saputo precisare con profondità i contenuti di quel manifestare. Mi dispiace, cioè, che ci ritroviamo sempre da capo e non riusciamo a tesaurizzare cose molto importanti.
    Quanto allo svuotamento delle parole, il mio era un discorso generale sull’uso e abuso che ne viene fatto per cui parole dal contenuto importante diventano tabù: io voglio usare liberamente la parola “dignità” anche se qualcuno (a) l’ha usata contro altre donne, con tutta la mia disapprovazione, personale e politica. E politica.
    Così come voglio usare la parola libertà, malgrado ciò che ne è stato fatto. Non era un attacco al post, il mio, vi assicuro. E scusatemi se appaio perentoria e non chiara, mi sforzerò di migliorare.

  11. 21 febbraio 2012 13:21

    Questo dibattito mi interessa molto: a lungo mi sono interrogato sull’uso del termine “dignità” per il femminile, ma soltanto adesso, grazie a voi, riesco a chiarire qualcosa.

    Sono felice che Terragni abbia chiarito, in modo esemplare, tra l’altro. Ammetto che spesso ho letto sul suo blog “dignità”, per restarci sempre perplesso. Ora mi ha spiegato, grazie.

    Sono completamente d’accordo con Donatella quando afferma di volersi riappropriare del linguaggio, anche e sopratutto di questo linguaggio astratto, prettamente femminile poiché considerato intimista, che io con fatica ho sviluppato negli anni e che mi tengo stretto. Ma, attenzione, ha perfettamente ragione Laura: non bisogna fermarsi a ciò che si vuole dire, ma all’uso SOCIALE del termine scelto. Dobbiamo ammettere, seppur a malincuore, che oggigiorno dire dignità vuol dire vedersi quasi sicuramente cestinare il proprio discorso perché retorico, nonché pericoloso – di questo sono convinto – se declinato al femminile. L’unica alternativa è usarlo ma spiegarne il perché, spiegarne il bisogno, la lotta.

    Passatemi il paragone.
    Molti maschi gay – me compreso – usano la parola “frocio” (vera e propria riappropriazione). Per definirsi, per definire. E me la tengo stretta, a volte è l’unica corretta, a seconda della situazione discorsuale: gay indica una intera identità sociale, articolata; omosessuale indica l’atto, l’agire omosessuale. Frocio è una persona gay, senza pensare a come vive la sua vita.
    Eppure, non potrei mai usare con non-chalance questo termine in un dibatto pubblico, senz aspiegarlo. Sarebbe controproducente, nonché offensivo.

  12. 21 febbraio 2012 14:32

    al di là di tutto.. la vera DIGNITA’ è un concetto bellissimo.
    Ciò non toglie che tutte le riflessioni di questo post abbiano una loro logica; comunque.. sono discorsi lunghi.
    Ben più brevemente, invece, restando in tema la sola cosa che desidero veramente dire, è:
    1. che trovo SENZA DIGNITA’
    2. parlare di dignità,
    3. laddove si tirano affondi così poco dignitosi CONTRO le stesse blogger a cui si fa appello.
    Morale, la mia risposta è un altro appello alle blogger: a quelle PROFESSIONALI, però, come la Terragni stessa. Un appello che salendo dal rasoterra delle blogger microbiche, loro faranno sempre finta di non aver sentito. Scommettiamo?
    Lo lascio allora anche a voi, che sapete essere plurali;
    come si lascia un message in a bottle… ciao 🙂
    http://lanavesullonda.blogspot.com/2012/02/un-appello-tutte-le-blogger.html

  13. Laura Capuzzo permalink*
    21 febbraio 2012 15:43

    @ Marina: grazie mille per il tuo intervento e la chiarificazione. Mi fa piacere che ci troviamo grossomodo d’accordo, e come ho scritto nel blog appelli come il tuo e progetti di collaborazione sono più che auspicabili.
    Da qui prendo spunto per rispondere ad Ondina anche se confesso che non ho proprio capito bene cosa vuoi dire e a chi ti riferisci. Di certo non definirei il mio post “affondi così poco dignitosi CONTRO le stesse blogger a cui si fa appello”, la mia è semplicemente un’opinione magari non condivisibile ma legittima, soprattutto a causa del fatto che se gli appelli devono diventare effettivi sulla realtà, cioè se siamo tutte d’accordo che il lavoro sul web dovrebbe tradursi in un lavoro sul terreno del reale sarebbe meglio evitare di partire “svantaggiate” già in partenza impiegando concetti già così carichi di significati.
    Con questo mi ricollego al commento di Donatella, ti ha già risposto Amedeo. Aggiungo solo che la mia intenzione non era certo quella di attribuire responsabilità a nessuno, e che, visto che tu hai partecipato a queste battaglie, magari ci potevi linkare qualcosa così sappiamo di cosa stiamo parlando, così è più facile per noi capire a quali posizioni ti riferisci.
    Noi del 13 febbraio abbiamo parlato qui: https://femminileplurale.wordpress.com/editoriali/

  14. donatella permalink
    21 febbraio 2012 16:39

    Dai giornali non posso linkare ma c’è il blog di Marina – su Leiweb per chi non lo sapesse 🙂 – dove ripetutamente ha espresso le sue opinioni in merito, basta andare alle date intorno al 13 febbraio dello scorso anno. Pensavo superfluo linkare Marina in un blog come questo.
    Fine delle polemiche per me.

    • Ilaria Durigon permalink*
      21 febbraio 2012 17:23

      Cara Donatella francamente non riesco a capire quale sia il tuo problema. Mi sembra che le tue siano polemiche sterili, prive di qualsiasi utilità. In questo post si è fatto riferimento ad un articolo specifico della Terragni. Il riferimento è all’opinione che lì lei ha espresso e non a tutto il Terragni-pensiero. Non vedo perché uno dovrebbe, prima di esprimere una critica su qualcosa che è stato scritto da un altro, andare a valutare tutto quello che questa persona ha detto e scritto in tutta la sua vita…Dovevamo andare a vedere i post del 13 febbraio del 2011??Mi pare francamente una cosa che non sta né in cielo né in terra.

  15. donatella permalink
    22 febbraio 2012 13:31

    Ilaria, il tuo tono è molto offensivo e per questo riconsidererò l’opportunità, per me, di partecipare ancora al vostro blog: grazie al cielo il web è grande e la possibilità di capirsi, quando si scrive, è ancora una ricerca interessante, soprattutto tra le donne.
    Nel post e nei commenti si dicono cose inesatte sul conto di Marina Terragni e io le ho rilevate aggiungendo di mio che questo fissarsi sulle parole, intrepretando le altrui intenzioni e fino a far diventare talune parole tabù, a me ha stancato. E questo sarebbe quello che tu definisci “il mio problema” come se fosse una critrica esclusivamente rivolta all’autrice del post e non, invece, una considerazione generale sulla quale in molti, compresi taluni esperti (hai presente Carofiglio, Moni Ovadia, per esempio?) si stanno applicando in quanto fenomeno in atto particolarmente in Italia per via di un esercizio di ribaltamento e svuotamento del linguaggio.
    Posso non essere stata chiara, capita, ma da qui a interpellarmi come una dagli intenti polemici sterili ce ne corre, – e tu, invece, nell’offendermi sei chiarissima – dato che non sono nuova nel blog. Polemizzare tra donne, inoltre, potrebbe essere proficuo nel caso in cui si mantengano fermi i punti del polemos e non si accusi immediatamente di sterilità chi pone un problema.
    Quanto al dovere di chi scrive di documentarsi quando si trova davanti una formula fra virgolette, questo, davvero mi sembrerebbe il minimo se si vuole criticare quella formula sulla “dignità delle donne”.

  16. Laura Capuzzo permalink*
    22 febbraio 2012 15:39

    Cara Donatella, permettimi di fare ancora due considerazioni: in primo luogo, come ho ripetuto tante volte nei commenti, ho solo espresso quella che non voleva essere una critica, ma nel mio piccolo un suggerimento. E puoi desiderare fin che vuoi che non ci si soffermi sulle parole, ma il punto è che le parole purtroppo non hanno il significato che vogliamo noi, ma ne hanno di precisi sedimentati. inoltre commentando questo post la stessa marina dice che non le piace come concetto e che non si sente di usarlo. per cui il discorso va un po’ al di là del linguaggio.
    in secondo luogo, non ho colto nei tuoi commenti la volontà di una discussione vera. Continui a dire che non abbiamo capito niente di quello che tu o marina volete dire, ma ti rifiuti non solo di spiegare di cosa di preciso stai parlando (per esempio dammi la tua definizione sul tema della dignità, dimmi come la pensi), ma eviti anche di segnalarmi qualcosa che io possa leggere per documentarmi. scusami ma come dici tu il web è grande, e talvolta non si ha il tempo di spulciare questo o quel sito.

  17. 22 febbraio 2012 16:41

    Anch’io penso che bisogna riprendersi le parole, cioè riscattarle dalla connotazione che a tante parole ha impresso un loro uso mistificatorio. E’ vero, dovremmo riappropriarci delle parole che sono state oggetto di espropriazione a scopo mistificatorio. Però, con alcune di esse non bisognerebbe cominciare dagli slogan, come è stato il caso del 13 febbraio, o almeno non includerle in slogan che rimandino inevitabilmente alla loro connotazione mistificata, sessista. Va bene, ma ormai l’hanno fatto. Io continuo a non usare “dignità”, se attaccata a “donne”, parlando del nostro contesto socio-politico-culturale, però se vado a leggere un testo come questo http://laretedellereti.blogspot.com/2012/02/parla-sabri-najafi-di-donne-iraniane-in_18.html dove si dice “Vorrei dirvi che i movimenti delle donne Iraniane, nei paesi arabi e in tutto il mondo, cercano una sola cosa: la Parità e la Dignità per le donne, come un bene necessario a tutta la società.”, vedo che la stessa parola ha riacquistato tutto un altro suono, e rimanda ad un altro significato. 😉

  18. donatella permalink
    22 febbraio 2012 17:07

    Intanto ringrazio Paolam che con la cura che la contraddistingue è entrata nel cuore del problema e a lei mi associo totalmente sulla considerazione della parola Dignità. Non credo sia tanto interessante per chi legge che io mi dilunghi sul significato che ha per me (è quello che aveva prima di essere attaccato alle donne con intenti moralistici che mi disgustano), mi premeva sottolineare il danno per quello che non poteva più significare per ciascuna/o. Ed era questo, più che altro, che ho voluto dire dal primo all’ultimo dei miei commenti a questo post. Tutto il resto stato chiarito, in primo luogo, da Marina.

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